sabato 26 novembre 2011

Miss P. e la cucina

Come scrissi già qualche tempo fa, la sottoscritta, in passato, non amava particolarmente nulla che fosse strettamente correlato a quell'immagine di donna stereotipata di "regina del focolare". Ora io il focolare in senso stretto non ce l'ho, ma con gli anni e la vecchiaia incombente, ho scoperto di amare in modo particolare tutte quelle piccole cose che rendono carina una casa.
Credetemi: c'è stato un vero e proprio stravolgimento ed ho cominciato a capire che mi piace decorare casa con vasi e soprammobili (non ninnoli però!), tenere un angolo verde fuori al balcone con le spezie e qualche fiore molto colorato ed in ultimo cucinare.


Come ho ribadito più volte, per il mio personale percorso ho dovuto prima imparare a mangiare: a sfamarsi son bravi tutti e tutti (o quasi) lo fanno. Mangiare è differente. E mangiare, assaporare è la scuola obbligatoria attraverso la quale si possono scoprire nuovi sapori, nuovi odori e la mente può cominciare ad abbinare gli ingredienti prima ancora che tu possa metterli in pentola.
Sotto questo punto di vista il mio trasferimento a blogspot è stato deleterio quantomeno per quella "linea" che vorrei mantenere. La rete offre spunti per milioni di ricette, la fantasia fa il resto; ma da quando mi trovo qui mi è anche più facile seguire determinati blog che parlano di cucina.

Sarà per questo, sarà perché questa settimana l'ho passata nel limbo aspettando la famosa mail della relatrice (che per la cronaca ancora non arriva anche dopo un'ulteriore mail vagamente ansiosa e ansiogena di ieri), sarà per chissà quale scompenso ormonale, ma ho messo a ferro e fuoco la cucina.
In realtà lo faccio spesso, ma cerco di contenermi in special modo con i dolci e di regola non ne preparo che uno a settimana. Cucinare mi piace, come mi piace sperimentare con quello che ho in casa, ma la cosa più bella in assoluto penso sia cucinare con l'ing. Questo meriterebbe un capitolo a parte.


Sono convinta, per citare Bourdin, che cucinare sia un modo di dare. Ora mettetela così: cucinate per dare un piacere a qualcuno, cucinate per dare un piacere a voi stessi, ma anche nel caso in cui la vostra cucina mandi al creatore qualcuno, gli avrete donato eterno riposo. Ok, era pessima questa.

Cucino perché fondamentalmente mi rilassa: mi piace cucinare, tranne per i pranzi ideati con l'ing., da sola. Devo essere sola in cucina ed in silenzio. Niente musica, niente di niente: unica eccezione ricordo di averla fatta per Violetta e Alfredo.
Ritornando alla vena salutista scrivevo che solitamente mi mantengo su un dolce a settimana: possibilmente al venerdì sera o al sabato, di modo che possa durare fino a domenica sera. Ecco, diciamo che ho un tantino sforato.


Ho cominciato con un budino al cioccolato fondente e caffè (mi sembra lunedì o martedì), per continuare con l'esperimento del Far Breton (ieri pomeriggio, venerdì) e adesso mi appresto a preparare una piccola sbriciolata di modo che la famiglia possa mangiarla come dolce della domenica.
Dopo i due esperimenti (non avevo mai fatto il budino, men che meno il far breton) oggi, tra le corsie del supermercato mi sono detta: faccio una sbriciolata!  Per sbriciolata intendo un dolce che mi viene solitamente bene, un dolce del cuore (l'adoro) e che in famiglia è apprezzato. È un po' come una rassicurazione: come una coccola certa.

E visto che la fine settimana è qui e anche chi è a dieta può concedersi il dolce vi domando: qual è il vostro dolce del cuore? Ne avete uno? Vi piace cucinarlo o vi affidate alle pasticcerie o alle mani di qualche familiare?
Ma vi piace cucinare o lo fate unicamente per sopravvivenza?

p.s.: a qualcuno non piacerà, ma Natale si avvicina e con lui almeno quattro vassoi di struffoli da fare e se mi viene la fantasia (ovvero se sto tranquillina con poco da fare) anche mostaccioli, roccocò e sosamielli! Yeaaaah!
p.p.s.: dimenticavo che c'è da preparare anche la cassata napoletana dopo il successo dell'anno scorso!
p.p.p.s.: chi è su facebook già ha avuto modo di vedere qualcosina...




mercoledì 23 novembre 2011

L'incertezza dell'imperfezione

Un vecchio adagio, secondo me a ragione, sostiene che "chi fa da sé, fa per tre". Aggiungo che a me basta fare da me per me.
Ho scoperto, in questi ultimi anni, di non avere nulla in meno di altri: parlo in particolare del settore universitario. Certo, c'è chi è un genio, chi riesce a fare le nottate sui libri, chi pur non studiando (qui però rientra un discorso a parte del "vado in facoltà solo per prendermi il voto") passa velocemente tutti gli esami. Io no. Io sono una ragazza media, talmente media che quando però ha deciso che doveva finirla con questa facoltà, ha lavorato ed è riuscita a finire questi benedetti esami.  
Tutto questo è dipeso da me. L'eventualità che potessi non riuscirci c'era e per questo entravo in crisi (sia messo agli atti che l'ing. in questi due anni ha dato il  meglio di sé in quanto a supporto psicologico); tuttavia questo soddisfaceva il mio sempre presente bisogno di controllo. Controllavo me stessa, ero intransigente con me stessa, quindi il momento in cui qualcosa non andava potevo prendermela con me stessa.
Ho capito, invece, a due mesi dall'ultimo esame (e con la prima stesura della tesi interamente in mano alla relatrice) che vado nel panico più assoluto quando qualcosa non dipende da me.

Sembrerà una cavolata, ma attendere la correzione di questi tre capitoli mi sta mandando in palla.

Questa ora è una cosa più eclatante (ho paura che tutta la tesi sia uno schifo, che abbia sbagliato tutto, che la prof. mi dica che devo rifarla per buona parte e che quindi la sessione autunnale vada a mangiarsi il panettone), ma è così anche nelle cose più stupide: se devo uscire con gli amici e sono loro a darmi un passaggio, vado in crisi. Mi preparo mezz'ora prima pur sapendo che loro arriveranno con mezz'ora di ritardo. Una leggera ansia mi accompagna per tutto il pomeriggio che precede l'uscita.

Ora secondo voi perché sto scrivendo? Perché attendo che venga una ragazzina alla quale cerco di far capire cose di musica che con il prof. proprio non riesce: peccato che la ragazzina in questione non sia esattamente la precisione fatta persona. E non solo per gli orari, ma anche per i giorni. A me non costa nulla cambiare giorno ed orario, tanto più ora che sono un'allegra disoccupata in attesa di una mail (leggi: relatrice), ma nella mia bacata testolina se ho fatto quel progetto, quello deve essere.

Pensate che stamattina mi sono anticipata la cottura delle patate al forno per cena perché altrimenti avrei dovuto accendere alla stessa ora forno a 220° e riscaldamenti, ergo casa non si sarebbe riscaldata bene.
A mia discolpa aggiungo che a leggerle certe cose, mi spavento da sola...

lunedì 21 novembre 2011

Cambiamenti

Ammetto: avrei voluto cominciare a scrivere questo nuovo blog l'anno prossimo. Chi mi seguiva anche su splinder sa già quanto gli ultimi tre anni della mia vita siano stati pieni di cambiamenti: il binge, il peso, uno stile di vita nuovo e la vera ripresa dell'università a 26 anni suonati.
Ed ora?
Per adesso, mi limito a cambiare blog.

Poi, insomma...staremo a vedere!!!
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