mercoledì 21 dicembre 2011

"Praticamente ora farebbe la prima media" (cit.)

Il sole ed il cielo limpido di stamattina mi hanno riportato a quel giovedì di undici anni fa.

A quando tu eri un quasi ing. ed io una ragazzona obesa con i capelli biondi lunghi e artificialmente lisci. Al mio maglione nero e ai tuoi occhiali che non porti più.
Al tuo treno arrivato e partito e alla nostra prima passeggiata al mare. E al nostro primo bacio, naturalmente!
L'emozione di quel primo in tutti quelli che ci siamo dati durante questi anni. Perché quando ti bacio, quando ti abbraccio, tutto assume un senso, il cerchio si chiude.

"Abbiamo scelto" una data strana per incontrarci la prima volta: due giorni prima del tuo compleanno ed in pieno clima natalizio. Quest'anno poi c'è stata anche questa laurea e come mi hai scritto stamattina, questo anniversario capita tra mille feste.

Ma il 2011 per noi è stato molto importante: non per questo meno difficile. Tante novità, tanta voglia di costruire il nostro futuro insieme. Quello stesso futuro, che come ti ho detto, mi terrorizza, ma che pensato con te diventa più leggero.
Insomma, ora viene il bello: ora si gioca "duro", cercando di mantenere la spensieratezza e la contentezza dello stare insieme.
Ci toccherà misurarci con le cose di ogni giorno, ma piano piano, insieme, faremo tutto.



E anche se ci manca un po' e abbiamo tante cose da sistemare nei mesi a venire, tu comincia a pensare al menù della prima cena a casa nostra e alla bottiglia che stapperemo! Gh!

Auguri a noi, Ing. :*


All I want for Christmasssss is youuuu pappapperoperopaaaaa



sabato 17 dicembre 2011

Continuano a chiamarmi dott., ma io non mi giro!

Finalmente il giorno arrivò!
C'è da dire che la mattina di giovedì 15, in famiglia qualcuno era decisamente più agitato di me. In realtà la mia agitazione è stata più palese quando con la macchina dell'ing. (seguita da quella della famiglia) abbiamo imboccato l'uscita dell'autostrada ritrovando le indicazioni per l'università.

Una volta in facoltà ho mandato pansymother, pansyfather e pansysister in maniera alquanto decisa, a prendersi un caffè. All'ing. invece "ho permesso" di star lì vicino con un solo monito:"si però, fai silenzio". Povero ragazzo...
Nel frattempo è arrivato anche mio marito (alias il mio migliore amico) ed un paio di compagni del corso di armonia.

A farla breve è andato tutto come doveva andare: dieci minuti e passa la paura. Proclamazione, applausi e via a stappare una bottiglia (la prima di molte, tutte diverse!) prima di rimettersi in macchina e ritornare a casa.
È stato come avrei voluto: poche persone, le più importanti.
La fine di un capitolo e l'uomo che amo con me: lo stesso uomo che in questi due anni ha fatto da consulente psicologico, da trainer e pure da correttore di bozze. Lo stesso che la tesi la conosceva meglio di me e che proprio per questo so che è stato sincero quando mi ha fatto i complimenti per come avevo parlato durante quei dieci minuti.

Cosa farò adesso?
Nell'immediato mi darò alla preparazione dei dolci di Natale che qui in famiglia significa almeno un paio di giorni interi in cucina.
Se i programmi non verranno delusi prima della fine dell'anno faremo il nostro solito giretto ad Orvieto e poi l'anno nuovo ci vedrà (e non parlo al plurale maiestatis) alle prese con un nuovo progetto.

Insomma, ci sono molte cose da fare e soprattutto tanti cambiamenti in vista. Intanto mi godo il momento!






p.s.: ci ho messo un po' di tempo in più, ma alla fine son riuscita a scrivere il mio primo post con il regalo dell'ing.! Mi sto divertendo un mondo (e non solo io) con l'Ipad2. E se mi converto ad Apple son...cavoli!

giovedì 8 dicembre 2011

Attaccabottone!

In questa giornata di festa ho approfittato per fare tante piccole cose che non avevo avuto modo nei giorni passati. Addobbi natalizi a parte, ai quali dedicheremo il pomeriggio, mi son messa di buona lena ed ho sfornato, oltre che un ciambellone con "materiali di scarto", un paio di lavatrici. Messo in ordine la cucina, piantato un bel po' di bulbi di tulipano (spero nei grandi numeri e nel calcolo delle probabilità) e mentre Pansymother gentilmente mi faceva la piega a mano del pantalone classico, io attaccavo i tre bottoni della giacca che evidentemente erano stati cuciti, originariamente, veramente male (o anche, come diciamo beffeggiando il latino "cum sputazzellam").

Vista l'età che avanza e la miopia pure (per non parlare dell'astigmatismo che in questo genere di lavori mi complica davvero la vita), mi sono messa, simil vecchina, davanti al finestrone pieno di luce, a cucire.
Ed ho ricordato il mio primo bottone.
È un ricordo che mi fa sorridere, perché è dolce e risale a quasi 25 anni fa. In realtà penso di aver avuto circa 5 anni. Ero in quei 40 metri quadri della casetta fronte mare: una casarella che mi accolse, e ancor prima accolse i miei genitori ed i miei nonni quando venivano nel paese in cui abito tutt'ora nei mesi estivi.
Un appartamento minuscolo, ma con un balconcino che dava direttamente sul lungomare e che in primavera dava il meglio di sé nelle giornate calde: la calma che precede la stagione dei villeggianti ed un mare che è una tavola.

Forse era proprio primavera e mentre mia nonna puliva qui e lì, mio nonno per occupare quella nipote che altrimenti si sarebbe annoiata, si mise ad insegnarmi come si cucivano i bottoni. Uno straccio da cucina ed un bottoncino rosso tolto da chissà quale vestitino che non usavo più. Quella fu la mia prima volta con ago e filo. Non che abbia fatto chissà quanta strada nel campo, ma aver imparato mi rendeva orgogliosa. Usai, quella volta, il ditale di ferro che mi andava, per forza di cose, larghissimo. Non lo usai più!
Ed in tutto questo, nel mangiacassette a pile, girava "Vent'anni" di Massimo Ranieri e mio nonno, da tenore mancato, cantava.

E a leggerne il testo ancora mi emoziono, perché penso ai baci, ai tanti baci che mi dava. A come me li dava stringendomi forte in un abbraccio accompagnato sempre da quell'espressione che a distanza di anni mi è rimasta ancora. Chissà cosa penserebbe ora d' "'o tesor d' 'o nonn"

Io credo che lassù
c'era un sorriso anche per me,
la stessa luce che
si accende quando nasce un re.

lunedì 5 dicembre 2011

Il manoscritto nel cd

In barba ad ogni sorta di scaramanzia lo scrivo: oggi ho consegnato la tesi in formato digitale in segreteria.

Lo scrivo perché se una persona normale può agitarsi in un frangente del genere, io posso tranquillamente lasciare che il cuore saltelli in gruppi di extrasistole. Dei miei primi passi nella teoria musicale ricordo ancora la spiegazione dei gruppi irregolari per eccesso e per difetto: quando si hanno gruppi irregolari per eccesso significa che lì dove normalmente dovrebbero starci due note, ce ne sono tre; dove quattro, cinque!
E direi che stanotte, borsa pronta e cd sulla scrivania, il mio cuore ha composto qualcosa di musicalmente irrazionale.
Stamattina, quando la sveglia ha suonato un quarto dopo le quattro, avevo preso sonno da tre ore: il Cicciogatto vedendomi alzare ha miagolato e mi ha seguita.
Non ho sonnecchiato nemmeno in treno ed una volta arrivata allo sportello dopo le consuete tre ore di viaggio (oggi anche meno!), mi sono guardata intorno: c'erano un altro paio di ragazzi con i cd in mano. Mi sono meravigliata di come fossero tranquilli: io lo so, avevo la faccia tiratissima. Me la son vista nello specchio del bagno e non era solo sonno. Loro no: anzi, sembravano sollevati.

Comunque sia, il mio nome sulla lista dei laureandi di quel giorno c'è. L'orario è ancora da capire, ma il titolo della mia tesi è lì piazzato in un file pdf esposto in bacheca.
Peccato che io abbia forse realmente realizzato solo oggi. Quasi come quando studi per un esame e sei tranquillo perché sai di aver studiato, poi però ti rendi conto che a giorni dovrai farlo capire anche al professore che ti sei preparato: pensiero che ti manda nel panico.
Ho realizzato perché (bacheca a parte) ho incontrato parte della combriccola con la quale ho seguito un anno di corso di armonia e tutti mi hanno chiesto cosa facessi lì.
"Ho consegnato ora la tesi in segreteria" ho risposto con un sorriso tra il timido e l'esaltato. La domanda successiva naturalmente è stata "perché, quando ti laurei?". E lì, dopo aver detto la data, ho aggiunto che mancava poco più di una settimana. E mi sono resa conto anche io.

Mi sono resa conto che devo capire in quanti pochi minuti devo riassumere queste ottanta pagine e di conseguenza prepararmi discorso e slides.


E magari, prima di mandare in stampa, riavere indietro il terzo capitolo con le correzioni.





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