mercoledì 5 giugno 2013

Di Q e matrimoni e vestiti.

Tanto che non scrivo, ma il peggio è passato.
Quando leggo le cose che riesco a scrivere in periodi malati, mi viene la pelle d'oca. Ritorno al pensiero di non ricordo quale libro sul dca in cui si graficizza il disordine alimentare, di qualsiasi tipo, con una Q: una grande, immensa, enorme Q sulla quale "noi con i problemi" viaggiamo costantemente. La percorriamo per intero e durante questa che non è una passeggiata, abbiamo i nostri alti ed i nostri bassi, fino a quando, lo auguro a tutti, non prendiamo la via che conduce all'uscita; quella della coda della famosa Q.

Quello che mi chiedo -e non da oggi- è: ma allora le mie uscite sono state fittizie? Come ho fatto a ritornare sulla giostra? E ancora lo stesso interrogativo: dovrò combattere con questa lettera tutta la vita?

Comunque sia è ufficiale: a meno che non accada qualche cosa strana, ho la sorellina che a fine luglio si sposa. La piccola di casa, decisamente più anziana sotto il punto di vista della convivenza, ha deciso di impalmare un altro santo uomo. La sottoscritta sarà la sua testimone, cosa che ho accettato con grande giubilo, visto che si tratta di mia sorella e che sotto molti punti di vista festeggeremo un matrimonio ideale. Pochissime persone (e quando dico pochissime, credetemi), pranzo in agriturismo in toscana e naturalmente "cerimonia" in comune.

Una cosa decisamente non sfarzosa, dunque avevo già pronto il mio bel vestitino che, non scandalizzatevi, avevo già usato per un matrimonio esattamente un anno fa.
Lo misuro, ma non mi preoccupo anche se si deve stringere: è di buona fattura e dove l'ho comprato hanno anche la sartoria per gli aggiusti. Lo stesso negozio dove proprio ieri ho portato pansymother a fare shopping matrimoniale. Dunque mi sono armata di vestito e alla gentile commessa ho chiesto se dopo aver sbrigato mia madre potevo misurarlo per prendere le misure. Tutto bene fin tanto, davanti una giuria di ben tre sarte, ho messo su quello che dovevo mettere.
"Eh, ma questo è largo qui, ma che hai fatto in un anno, ma se chiudo qui comunque ti va largo, e questo tessuto potrebbe non reggere" eccetera eccetera.
Insomma avrei dovuto spenderci la metà del costo del vestito stesso senza sapere a cosa andavo incontro: in pratica il vestito poteva essere inutilizzabile.
E no, mi fido di queste sarte, non solo perché ho già avuto modo di vedere il loro lavoro, ma perché se io compro un altro vestito a loro non entra nulla in tasca che non sia lo stipendio.
E se così non fosse, amen.
Fatto sta che, messi abbondanti limiti di spesa, mi sono fatta consigliare per un abito nuovo. Ci ho messo dieci minuti e sono rimasta soddisfatta.

La morale di tutta questa avventura è semplice, ma per comodità la suddividerò in più punti:

- devo mettermi in testa che ormai le taglie le trovo facilmente
- sono in un periodo in cui mi vedo bene: complice il mangiare secondo regola (con i dovuti e necessari strappi anche consistenti durante il fine settimana che inizia con il cocktail o la pizza di venerdi) e la palestra che frequento 5 giorni su 7 (sempre pesi e cardio, ma un giorno sono di riposo attivo con solo cardio)
- inizio ad amare seriamente la mia schiena e le mie spalle ed in generale, dopo un periodo di stanchezza mi sento meglio (e sto ascoltando di più il mio corpo).

Un'unica cosa non metto in lista è un interrogativo o una riflessione alla quale sono stata portata dall'ing.:

mi sto accontentando?

Mi spiego meglio: nella ricerca del vestito, come ho scritto più sopra, sono stata fortunata. Ma è realmente così? Quando mi sono vista allo specchio mi sono detta che il vestito, vuoi per il costo, vuoi perché mi piaceva come stava, doveva essere quello. Non ne ho provati altri. Mi sono realmente innamorata di quel vestito o mi sarei innamorata ancora di più di un altro? Non ne ho provati altri perché sapevo che quello era il massimo o perché -dannata pulce nell'orecchio- abituata ad altri tempi in cui mi dovevo accontentare che le cose semplicemente "mi stessero" per quantità di tessuto, non ho approfondito la scelta?
Per carità, un vestito se sta male sta male: non era questo il caso. Ma visto che ora ho misure decisamente più "normali" e che la palestra mi sta dando delle proporzioni più armoniche, sono io che non oso? Che non scelgo realmente?
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